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venerdì 14 marzo 2014

Inferno- versi 31 - 60

L'apparizione delle tre fiere



Nei versi precedenti, Dante, dopo aver riposato un po’ il corpo stanco,  si incammina nuovamente lungo il pendio deserto del colle. Ad un certo punto però succede qualcosa che lo fa retrocedere.
Sveliamo subito il motivo della retrocessione di Dante.
31 – 60. Proprio mentre inizia la sua salita, Dante viene bloccato da una lonza maculata che si para dinanzi a lui e che lo mette a dura prova, tanto che  Dante pensa più volte di tornare indietro. Sembrava un momento favorevole per il poeta, vista l’ora e la stagione ( parliamo della mattina dell’equinozio di primavera ), ma la sua speranza  sfuma completamente alla vista di un leone rabbioso, al punto che persino l’aria sembrava tremare, e di una lupa magra e affamata che sospinge il poeta nella selva oscura, dove non c’è il sole.
 

                                                                   William Blake, Dante nella selva


Inferno: 31 - 60

Ed ecco, quasi al cominciar de l’erta,
una lonza leggiera e presta molto,
che di pel macolato era coverta;                                    

e non mi si partia dinanzi al volto,
anzi ’mpediva tanto il mio cammino,
ch’i’ fui per ritornar più volte vòlto.                                  

Temp’era dal principio del mattino,
e ’l sol montava ’n sù con quelle stelle
ch’eran con lui quando l’amor divino                           

mosse di prima quelle cose belle;
sì ch’a bene sperar m’era cagione
di quella fiera a la gaetta pelle                                       

l’ora del tempo e la dolce stagione;
ma non sì che paura non mi desse
la vista che m’apparve d’un leone.                                

Questi parea che contra me venisse
con la test’alta e con rabbiosa fame,
sì che parea che l’aere ne tremesse.

Ed una lupa, che di tutte brame
sembiava carca ne la sua magrezza,
e molte genti fé già viver grame,

questa mi porse tanto di gravezza
con la paura ch’uscia di sua vista,
ch’io perdei la speranza de l’altezza.

E qual è quei che volentieri acquista,
e giugne ’l tempo che perder lo face,
che ’n tutti i suoi pensier piange e s’attrista,              

tal mi fece la bestia sanza pace,
che venendomi ’ncontro a poco a poco
mi ripigneva là dove ’l sol tace.






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